Si dice legge, si interpreta a modo proprio

Cancellieri L'Italia è un paese di scandali giornalieri, dove il singolo cittadino è che così assuefatto che non si  dispera più per niente, rimane indifferente nella sua monotona esistenza, aspettando che qualcosa  cambi, ma che non si avvererà mai.

 La descrizione ci riporta purtroppo ad una precisa situazione. Il valore della legge. L'Italia, in quanto Stato di  diritto, è tenuta a far rispettare le proprie leggi, oltre quelli internazionali generalmente accettate e  riconosciute. Questo discorso dovrebbe valere in via teorica anche per le istituzioni e per i rappresentanti delle  medesime.

 Uso il condizionale, perché spesso in Italia le istituzioni sono state le artefici principali di gravi scandali, politici,  economici e sociali, che hanno provocato un progressivo allontanamento dei cittadini dalla vita pubblica. Il caso  recente del Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, rappresenta un chiaro esempio di come  questa situazione sia paradossale.

 Un ministro rappresenta una branchia del governo che dovrebbe dirigere e coordinare la politica nazionale. Chi  ricopre questo ruolo dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto, specie se appartiene ad un ministero rilevante  come quello della Giustizia. Questo discorso varrebbe in molte democrazie del mondo, ma in Italia nulla è lasciato  al  caso. Infatti, evitando di riassumervi quello che già sapete sulla Cancellieri, sul suo passato, sul suo operato e  sullo  scandalo che l'ha investita, vi vorrei far soffermare brevemente su un piccolo particolare.

 Se pochi mesi fa, quando il governo Letta si insediò, per volere di Napolitano, il ministro dello sport  Idem si dimise per un mini scandalo riguardante la sua palestra. Lei colma di imbarazzo, diede le sue  dimissioni immediatamente, senza aspettare l'inutile difesa che sarebbe stata alzata dal governo e dai  parlamentari del suo gruppo. La Cancellieri invece, imperterrita nel suo ruolo, prima tecnico di ministro  dell'Interno con Monti ed ora politico come ministro della Giustizia, rimane fedele al suo incarico. O  meglio alla sua poltrona.

Perché continuare in questa situazione, sapendo già che la Cancellieri è destinata a lasciare l'incarico? Ecco, questo mi chiedo. Il rimanere, pur sapendo di essere colpevoli di un comportamento eticamente scorretto, sulla propria posizione. Alcuni la definirebbero come ostinazione, altri come un momento in cui bisognerebbe far valere quei principi costituzionali che si racchiudono nel garantismo. Perdonatemi il "politichese". Difficile a dirsi cosa spinga il politico a non muoversi.

Io un'idea me la sono fatta. Sarà la poltrona, sarà lo stipendio invidiabile, sarà la posizione di risalto, sarà anche un pizzico di egocentrismo narcisista. Tutto questo potrebbe dare la spiegazione, che alcuni ben pensanti giornalisti definirebbero come risposte populiste e demagogiche. Io rimango della mia opinione nonostante questi possibili attacchi. Sono dell'idea che se esiste ancora, forse in qualche angolo buio e nascosto, quella chimera mitologica dello Stato di diritto, tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e che nessuno può eluderla o violarla senza rimanere impunito. Questa regola, vale per ogni singolo abitante e non di questo paese. Dal giardiniere, al poliziotto, al dirigente d'azienda fino al ministro della Giustizia. A quanto pare i vari Cucchi ed Aldrovandi non erano degni del gesto umanitario del ministro della Giustizia. In effetti, essere pezzenti secondo la logica di questo comportamento, è un requisito non contemplato per l'umanità di un'istituzione.

A furor di popolo, milioni di italiani indignati stanno chiedendo le dimissioni della Cancellieri, che a breve, forse dopo il ponte, vedranno la luce. Ma queste ore inutili ed interminabili che senso hanno caro ministro? Lo voglio chiedere a Lei. Perché non si è dimessa quando la prima notizia è stata battuta dalle agenzie? Perché anzi non ha confessato tutto prima? Perché ha fatto quello che ha fatto, negando questo comportamento finto umanitario a migliaia di detenuti nei nostri penitenziari? Ma soprattutto, la domanda da un milione di dollari è: perché ministro sta aspettando il responso dei partiti invece quello già avuto dei cittadini?

Ah, quanto sono comode le poltrone dei politici!

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